Enrica Capone
​
Enrica Capone
Tempo e memoria: la memoria ci appartiene, il tempo va rispettato.
L’ordito nella iuta è la memoria di un gesto antico, ritmo lento che scandisce sussurri e ricordi mentre il filo diventa segno. E’ la lamina di piombo, materiale duttile e riciclabile, fatto ossidare e lasciando che il tempo, l’aria, la pioggia generino colori e disegni con i quali dialogare. Il tempo creatore ha sgretolato rocce trasformandole in sabbie che uso rispettandone granulosità e colori, usando l’antica colla di coniglio come legante e i pigmenti che sono nella nostra memoria e nella nostra storia.
Architetto, nata a Salerno vive e lavora a Roma. La sua ricerca, dagli anni ’70, si evolve verso la sperimentazione delle possibilità espressive della materia in quanto esistenza, storia.
Presente alla 54° Biennale di Venezia, ha esposto in Italia, Londra, Malta, Verdelais (Bordeaux), Philadelphia. Vincitrice del XV Premio Internazionale Massenzio Arte e della IV edizione-sez.scultura- del concorso internazionale d’Arte a tema “il Giocattolo” Istituzione Palazzo Rospigliosi.
Hanno scritto di lei: Marcello Smarrelli - Elio Rumma - Lidia Reghini di Pontremoli - Giuseppe Selvaggi - Emidio Di Carlo - Mara Ferloni - Paola Pinna - Fausta Gabrielli - Francesca Vergari - Stefania Di Carlo - Mario Lunetta - Valeria Arnaldi - Alessandro D’Ercole – Serena Borghesani – Catia Monacelli – Giorgio Di Genova – Claudia Sensi.
​
​