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INTERVISTA A PINO PURIFICATO, GALLERISTA DAL 1974

Abbiamo incontrato nella sua Galleria di

Roma Pino Purificato da anni affermato gallerista

che ha avviato la sua attività professionale

fin dal 1974. Contemporaneamente, come

editore di libri rari e numerati, realizza Il Decameron

in due volumi, illustrati dai maggiori artisti figurativi

del momento. Cura per un decennio, le più importanti

mostre pubbliche di suo padre Domenico. Ha

avuto gallerie a Roma, Milano, Palermo, Verona,

Napoli, Parigi, realizzando molte decine di volumi

monografici. E’ stato amico ed ha collaborato con

artisti come Fiume, Caruso, Attardi, Greco, Guidi,

Tommasi Ferroni. Ha contribuito alla crescita e all’affermazione

di artisti come Franz Borghese, Alessandro

Kokocinski, Marino Haupt e molti altri per i

quali, oltre che in Italia, ha realizzato mostre in Spagna,

Francia, Austria, Romania, Argentina, Giappone,

Cina.

Cosa significa essere oggi gallerista d’arte e quali

sono le sue competenze?

Io definirei il gallerista ideale uno spirito libero innamorato

dell’arte e assolutamente autonomo nella

sua posizione di indispensabile tramite tra l’artista

e gli appassionati d’arte. Il rapporto professionale

“esclusivo” con gli artisti dei quali spesso è amico

personale, oltre che estimatore, lo porta ad essere

destinatario di una particolare fiducia e depositario

di una certa responsabilità, ad esempio nella scelta

delle opere da preferire per un’esposizione. Questo,

ovviamente, nello stesso interesse dell’artista. Nella

galleria d’arte infatti si espone, ma anche si progetta,

si promuove, si informano e si consigliano i visitatori,

fino a concretizzare il tutto in quella che potrebbe

apparire la parte cruciale dell’organizzazione,

quella commerciale. Fondamentali rimangono però

le valenze culturali e la credibilità, che costituiscono

il patrimonio che l’artista e il gallerista si porteranno

appresso nei futuri impegni.

Quali le qualità richieste per essere un gallerista

di successo?

Il gallerista nasce sempre come semplice appassionato

d’arte, ma questo ambiente non deve avere segreti

per lui. Deve quindi essere aggiornato sulle

nuove tendenze, coltivare le relazioni e gli scambi

con clienti e strutture, anche internazionali, alimentare

quel senso del contatto, innato nel gallerista,

conoscere il mercato economico dell’arte (prezzi di

vendita, categorie di acquirenti, ecc), con il fine di

individuare e promuovere nuovi artisti, accanto ai

nomi storicizzati. Si richiede quindi un vero professionista

le cui uniche armi, per un lavoro di alta

strategia saranno comunicazione e passione. Tra gli

impegni da soddisfare, per il futuro, particolarmente

significativa l’attenzione rivolta agli artisti emergenti.

Con tale proposito è stato costituito un gruppo

d’Arte che comprende una trentina di autori, per lo

più giovani, che sapranno ben gestire le proprie

aspettative sotto l’attenzione della struttura attraverso

la quale oggi svolgo la mia attività professionale a

Roma, la Galleria, che, secondo le attuali esigenze,

è molto attiva anche online, dispone di un sito e di

profili social sempre aggiornati, ed è sostenuta sia

dalle nuove tecnologie che dai mezzi più tradizionali.

Ma l’Arte è ancora un buon investimento?

Si. Tra alti e bassi, a seconda dei momenti storici,

quello che non tramonta mai è la passione per l’arte

che trascina chi ne ha la possibilità a decidere di

voler accanto a sé le cose reputate migliori. Questo

elemento costante nella vita dell’uomo, contribuisce

a mantenere sempre viva l’idea dell’investimento

che coinvolge ugualmente la sfera culturale e quella

commerciale in un sostanziale equilibrio e continuità.

S’intende da quanto detto che non ci si debba

riferire solo ad un fattore economico, bensì a qualcosa

di estremamente formativo e di elevazione, talvolta

di riscatto sociale.

Comunque se si compra un’opera di valore in una

valida struttura, non si avrà mai un oggetto di puro

consumo, da gettar via come un divano o un’automobile,

ma qualcosa che conserverà la sua integrità

e che si potrà anche trasmettere ai posteri, con tutta

Il mestiere di Gallerista Intervista a

Pino Purificato

gallerista

e figlio d’arte

la sua potenza formativa e immaginale.

Oggi il gallerista Purificato

come affronta un mercato in difficoltà?

Con molto coraggio e l’impiego

di una certa dose di fantasia. La

Galleria Purificato.Zero riapre al

pubblico con un’esposizione, che

durerà fino al 30 giugno, dal titolo

“Enrico Benaglia tra de Chirico e

Gentilini”, mantenendo la sua missione

di sostegno all’arte. Lo fa

con una mostra innovativa, ragionata

per i contenuti e per l’offerta

al pubblico che dei grandi nomi

fa un caposaldo e una ragione di

interesse. Con tale presupposto abbiamo

abbinato due artisti di inizio

novecento particolarmente ammirati

e conosciuti dal grande pubblico

ad Enrico Benaglia, affermato

protagonista dei nostri tempi.

Nell’intento di rintracciare i collegamenti

ed i sottili fili conduttori

tra i due artisti ormai ampiamente

storicizzati e l’altro, Benaglia, fortemente

sulla breccia, si è dato vita

ad un evento che pone opere e

mondi a confronto. In questo esperimento

inedito di promozione culturale

e di valorizzazione delle

opere, il pubblico sarà attratto dalla

novità di un dialogo tra autori che,

seppur di sensibilità e periodi diversi,

trovano nella fantasia e nella

creatività un elemento di comunanza

e di assonanza. Attraverso

le opere grafiche di de Chirico e

di Gentilini ed i pastelli di Benaglia

ciascuno potrà ricercare quei

travasi intellettuali che riflettono

un’osmosi costante e perenne che

continuamente alimenta e rinnova

la storia dell’arte. Indispensabile

come per ogni altra iniziativa, il

contributo di un valido critico,

Gianni Garrera. In questo caso,

egli, oltre a omologare l’assunto

fin qui espresso, definisce il nuovo

approccio ideato per la mostra evidenziando

i collegamenti tecnici

e sentimentali presenti nella stessa.

In tal modo, nelle due sale espositive

di Via Bisagno 11, attraverso

la visione di circa trenta opere, il

pubblico potrà ritrovare quella

straordinaria combinazione tra bellezza

e sottile tensione dell’animo

proposta dall’arte, che, per forza

maggiore, si era dovuta interrompere,

insieme all’emozione di una

ritrovata ricchezza culturale e all’aspettativa

di prossimi cimenti e

di future avventure.

Carolina ZERO

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